Le tappe fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo (terza parte)

Le tappe fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo (terza parte)

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Pubblichiamo la terza parte dell’articolo “Le Tappe Fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo”, a cura di Roberto Maria Sassone. Buona lettura.

17) Adesso lascio parlare Sri Aurobindo:

L’essere psichico è del tutto diverso dalla mente o dal vitale; sta dietro, dove essi si incontrano nel cuore. E’ quella la sua sede centrale, ma è dietro il cuore, non al suo interno; quello che gli uomini chiamano comunemente il cuore, è in realtà la sede delle emozioni, e le emozioni umane sono impulsi mentali-vitali che, di solito, non sono di natura psichica. Questo potere dietro, per lo più segreto, molto diverso dalla forza mentale e vitale, è l’anima vera, l’essere psichico in noi. Il potere dello psichico, comunque, può agire sulla mente, sul vitale e sul corpo, purificando il pensiero, la percezione, l’emozione (che diventa allora un sentimento psichico), la sensazione e l’azione ed ogni altra cosa in noi, preparandoli a divenire dei movimenti divini”. (Lettere sullo yoga, volume IV)

“Nella manifestazione inferiore questa particella eterna del Divino si manifesta come anima – scintilla del Fuoco divino – che serve d’appoggio alla evoluzione individuale e sostiene l’essere mentale, vitale e fisico”.

“Nel nostro Yoga, l’espressione “essere centrale” serve generalmente ed indicare la parte del Divino nell’uomo, che sostiene tutto il resto e che sopravvive attraverso la morte e la nascita. Questo essere centrale ha due forme: in alto è il Jîvâtman, il nostro vero essere, di cui diveniamo coscienti quando sopravviene la conoscenza del sé superiore, in basso è l’essere psichico, che si tiene dietro la mente, il corpo e la vita. Il Jîvâtman è al di sopra della manifestazione e presiede ad essa; l’essere psichico è presente dietro questa manifestazione e la sostiene. (…)”.

“(…) Il Jîvâtman, nella sua essenza, non cambia né evolve; la sua essenza resta al di sopra dell’evoluzione personale. Nell’evoluzione, egli è rappresentato dall’essere psichico, che si sviluppa e sostiene il resto della natura. (…)”.

“L’atteggiamento naturale dell’essere psichico è quello di sentirsi Figlio di Dio, particella del Divino, uno con Lui nell’essenza, anche se diverso nella dinamica della manifestazione e nell’identità. Il Jîvâtman, al contrario, vive nell’essenza e può fondersi in identità con il Divino; (…)”.

Mi sto soffermando volutamente su questo tema perché è inconcepibile pensare di voler intraprendere la Via del Purnayoga se non si comprende che è l’Essere psichico il fulcro della sadhana e che quindi è indispensabile aprirsi al contatto con Esso tramite il Cuore.

Condenso la direzione da intraprendere: tramite un Intento inflessibile, sorretto da una profonda Aspirazione del Cuore, percorro la via della Trasformazione integrale su ogni aspetto che riguarda la mia natura umana.

18) Ovviamente la Via del Purnayoga comporta uno sforzo cosciente e una volontà sincera (Tapas). “Nell’uomo questi termini si traducono in Volontà e Fede”. Dice la Gita: “L’uomo diverrà quello che la sua Fede o l’Idea in lui fermamente fissata gli suggerirà”.

“Tutte le cose sono nella Natura e tutte le cose sono in Dio. Ma ai fini pratici la distinzione è vera. La natura inferiore, quella che conosciamo e che siamo e nella quale dobbiamo rimanere, finche la Fede non ci trasformi, procede per limitazione e divisione; essa è in se stessa l’ignoranza e culmina nella vita dell’ego. La Natura superiore, quella natura a cui aspiriamo, procede per unificazione e superamento delle limitazioni; è la Conoscenza in sé e culmina nella Vita divina. Il passaggio dal piano inferiore al superiore è lo scopo dello yoga; esso può effettuarsi staccandosi dall’nferiore e trasvolando nel superiore – e questo è il punto di vista comune – o mediante la trasformazione della Natura inferiore e la sua elevazione a Natura superiore. È questo il punto di arrivo dello yoga integrale”. Pag. 46

“Se il nostro scopo fosse quello di sfuggire al mondo per andare verso Dio, una sintesi non sarebbe necessaria(…) In tal caso basterebbe scoprire una strada, una sola tra le migliaia che esistono per condurre fino a Dio (…) Ma se il nostro fine è quello di trasformare integralmente il nostro essere (umano) secondo un’esistenza divina, allora una sintesi diviene necessaria”.

Il metodo da seguire consiste quindi nel mettere tutto il nostro essere cosciente in relazione ed in contatto col Divino ed invocare il Divino affinché trasformi l’intero nostro essere nel Suo essere, e far sì che Dio stesso, la Persona reale in noi (Essere psichico, matrice divina) divenga in un certo senso il sadhaka della sadhana”. Pag. 47 

In parole più semplici è la nostra scintilla divina a prendere in mano il nostro cammino.

19) LE TRE TAPPE DEL PURNA YOGA

Occorrono una fede enorme, un coraggio risoluto e una pazienza a tutta prova.

È uno yoga che comprende tre tappe di cui solamente la terza può essere pienamente beatificata e risolutiva: 

1) la prima è uno sforzo dell’ego per raggiungere il suo contatto col Divino;

2) succede poi un vasto periodo di preparazione lungo ed esauriente, e perciò anche faticoso, di tutta la nostra Natura inferiore abbandonata all’azione divina e volta a ricevere e divenire la Natura superiore;

3) infine ha luogo la palingenesi. In realtà è la Forza divina che, inosservata e dietro il velo, si sostituisce alle nostre debolezze e ci sostiene attraverso le cadute della nostra fede, della nostra mancanza di coraggio e di pazienza”. Pag. 47

20) ATTENZIONE A QUESTO PASSAGGIO PERCHÈ È CARDINALE PER CREARE UN METODO PERSONALE.

“Tre rilevanti particolarità caratterizzano l’azione della Natura superiore quando opera integralmente nella Natura inferiore:

1) In primo luogo essa non opera secondo uno schema fisso ed un ordine prestabilito come fanno i metodi specializzati di yoga; la sua azione è libera, in un certo senso diffusa e, malgrado ciò, intensa e risoluta secondo il temperamento dell’individuo nel quale agisce (…) e secondo gli ostacoli che questi oppone e che la Natura presenta per purificarli e perfezionarli. Perciò, in un certo senso, ad ogni uomo pertiene in questo cammino il proprio metodo yoga. Le direttive generali sono tuttavia comuni a tutti e sono linee o modi che possono permetterci di costruire, non certamente un sistema dogmatico e abitudinario, ma una sorta di shastra (manuale sacro) o sintesi scientifica di metodo yoga”.

2) “D’altra parte, costituendo un metodo integrale, esso accetta la nostra natura così come la nostra passata evoluzione l’ha organizzata (…) Tutto in noi viene assunto scoprendo che tutto (nella nostra manifestazione inferiore) per quanto attualmente sfigurato, meschino e vile, è l’immagine, più o meno pervertita o resa imperfetta, di un elemento o di un’attività che ha il suo senso nell’armonia della Natura divina”.

3) “È infine il Potere divino che impiega la vita come mezzo dello yoga integrale. Ogni esperienza, ogni contatto col mondo esteriore che ci circonda, per quanto insignificanti e disastrosi possano apparire, servono segretamente all’Opera; ed ogni esperienza interiore, compresa la più ripugnante sofferenza o la caduta più umiliante, diviene una tappa sulla via delle perfezione” Pag. 48

21) Ma l’integralità alla quale aspiriamo non sarebbe reale e nemmeno possibile se si limitasse all’individuo. Siccome la perfezione divina abbraccia la realizzazione dell’essere, nella vita e nell’amore, negli altri come in noi, l’estensione agli altri della nostra libertà e delle sue conseguenze diverrà l’inevitabile corollario e il più vasto bene della nostra liberazione e perfezione. Essa tenderà naturalmente ad amplificarsi, fino ad estendersi, da ultimo, a tutta l’umanità“. Pag. 50

Più volte nelle sue opere Sri Aurobindo sottolinea che il Purnayoga non è mai un cammino solo per se stessi, ma per tutta l’umanità.

Roberto Maria Sassone

Foto di Manohar Luigi Fedele

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