Le tappe fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo

Le tappe fondamentali del Purna Yoga di Sri Aurobindo

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Iniziamo una serie di pubblicazioni a puntate sul Purna Yoga di Sri Aurobindo a cura di Roberto Maria Sassone.

Spunti per iniziare il viaggio del Purna Yoga

Prima parte

Conoscere e comprendere Sri Aurobindo è un vero cimento perché la profondità e la complessità del suo pensiero spesso scoraggiano i neofiti. Ma ancor più arduo è trarre dal suo pensiero indicazioni sulla sadhana da seguire per chi non sappia dove cercare. Non esiste infatti un percorso codificato, non ci sono insegnanti di Purna Yoga (Yoga Integrale). Bisogna quindi mettersi in cammino, sospinti e sostenuti da un ANELITO intenso e da una Fede a tutta prova.

Ma, a ben vedere, nelle sue numerose opere, Sri Aurobindo fornisce indicazioni precise che sta al sadhaka rintracciare e tradurre in pratica. Con il termine sadhaka si intende colui che intraprende il cammino e la disciplina spirituale, perseguendo la Conoscenza (la Gnosi), e la Realizzazione.

Lo scopo di questo mio scritto è di tentare umilmente di tracciare un cammino che sia soltanto un orientamento per ogni ricercatore, senza avere la minima pretesa di definire una prassi iniziatica. Sono consapevole della grande difficoltà del mio intento e chiedo di essere sostenuto dal Divino a cui mi affido per avere ispirazione.

Sento intimamente l’importanza di riuscire in questo tentativo, non per me stesso, ma perché può giovare a chi si sta avvicinando a questo meraviglioso Maestro che è un ineffabile Avatar. Non nobis Domine. Molte persone che ho incontrato negli anni sono rimasti folgorati dall’insegnamento di Sri Aurobindo, ma mi hanno comunicato la loro difficoltà di tradurlo in una Via da percorrere. Questo è lo scopo che mi anima ad intraprendere questa avventura.

Iniziamo il viaggio dal primo volume della Sintesi dello Yoga. Il titolo in italiano già può portare fuori strada perché il titolo originario è LA SINTESI DEGLI YOGA. Con questa precisazione già si coglie un primo insegnamento. Sri Aurobindo ci indica che il suo percorso non riguarda una Via in particolare, ma la sintesi di varie Vie iniziatiche, cogliendone il loro senso e la loro funzione.

Ogni yoga privilegia una determinata funzione dell’essere umano e la mette al servizio dell’unione col Divino. Così c’è la Via che passa dal corpo, dalla mente, dalla devozione, dalla conoscenza e dall’azione. Ma nel Purna Yoga ogni sadhaka deve prendere ogni sua funzione in maniera integrale e lavorare con ognuna di esse. Qui già c’è una prima grande difficoltà. Ovviamente ci vorrebbe una vita intera per percorrere il cammino di una sola Via di Yoga e quindi già su questo punto si bloccano molti ricercatori. Che fare? Ma andiamo per ordine, passo dopo passo, senza fretta seguendo la progressione degli insegnamenti di Sri Aurobindo nella Sintesi dello Yoga.

1) “Nessuna Sintesi dello yoga può riuscire soddisfacente se, per raggiungere il suo intento, non fonde Dio e la Natura in una vita umana liberata e perfetta o, se attraverso i suoi metodi non permette o anzi non favorisce l’armonia delle nostre attività e delle nostre esperienze interiori ed esteriori in una divina e totale pienezza“. Pag. 16

Il Purna yoga quindi si caratterizza nel rendere sacro ogni aspetto dell’essere umano: il corpo, il vitale con le sue emozioni ed i suoi impulsi, la mente, il cuore e le nostre azioni. Dobbiamo raccogliere ed accogliere ogni parte di noi stessi per trasformarla in strumento della manifestazione Divina. Ovviamente ciò avviene attraverso fasi successive di purificazione e di trasformazione. Ma vi esorto ancora una volta a saper attendere. Poco per volta tutto diventerà più chiaro.

2) “L’uomo è precisamente la sede ed il simbolo d’una Esistenza superiore discesa nel mondo materialeed è proprio in questa Materia che l’inferiore può trasfigurarsi ed assumere la natura superiore e il superiore rivelarsi nelle forme inferiori”. Pag.16

In questo passo Sri Aurobindo spiega con chiarezza qual è la vera natura dell’essere umano ed anche la sua Forza perché è proprio la sua natura spirituale a consentire il viaggio di Ascesa verso una coscienza più vasta e di Discesa che conduce a spiritualizzare la materia.

3) “…Se il corpo è lo strumento previsto (dal Divino) per adempiere la vera legge della nostra natura, risulta che ogni avversione definitiva per la vita fisica è necessariamente un’avversione verso la totalità della Saggezza divina….Perciòuna dottrina yoga che non vuol riconoscere il corpo o che fa del suo annientamento o del suo rigetto la condizione indispensabile di una perfetta spiritualità non è e non può essere uno yoga integrale”. Pag.18

Nell’uomo invece la vita corporea è una base, non un punto d’arrivo, la sua condizione prima, non la sua ultima determinazione”. Pag 19

Partire dal corpo ovviamente non significa fare esercizi meccanici, ma portare la propria consapevolezza nel corpo, risvegliarsi ad un sentire più profondo, prendere contatto con esso con le numerose pratiche che sono a nostra disposizione. Ogni esercizio, ogni movimento, ogni sensazione è occasione per sviluppare un ascolto attento, intimo, accurato. Dall’hatha yoga, alla bioenergetica, alle lunghe passeggiate si può trarre una vera esperienza di presenza, se questi metodi sono usati come supporto di una concentrazione attiva, attenta e lucida e sono vissuti con una sacralità che li pervade.

4) LE TRE TAPPE DELLA NATURA

Tre sono le grandi tappe della Natura: una vita corporea che è la base della nostra esistenza in questo mondo materiale, una vita mentale alla quale emergiamo ed attraverso la quale eleviamo la vita del corpo verso un fine superiore (…) ed un’esistenza divina, traguardo ultimo della vita corporea e mentale che ritorna ad esse per liberarle e condurle verso più alte possibilità“. 

Come la vita mentale non sopprime la vita corporea, ma opera per la sua elevazione ed il suo miglior impiego, altrettanto la vita spirituale non dovrebbe annullare ma trasfigurare le nostre attività intellettuali, emotive, estetiche e vitali”. Pag. 25

“La mente ritrova effettivamente in pieno la sua forza e la sua misura solo quando si getta nella vita e ne accetta le possibilità e le resistenze quali mezzi per raggiungere una più alta perfezione”. Pag. 30

Bisogna dunque in questo yoga portare la luce sia nella mente che nel corpo. La mente diventa però anch’essa uno strumento di elevazione, come una specie di catalizzatore, per cui è importante conoscerla, anche nei suoi aspetti emozionali, e riuscire a trasformarla, dopo esserci disidentificati da essa. La mente ha vari livelli oltre a quello prettamente cognitivo-razionale; la mente intuitiva è uno di essi e può venirci in aiuto. La mente è anche intelletto e può funzionare a livello sistemico, comprendendo i nessi e le relazioni tra le cose, cogliendo il senso dell’interezza. 

5) “Il Sé è in tutte le cose, tutte le cose sono contenute nel Sé e tutte le cose sono il divenire del Sé. Questa formula vedantina è la chiave di questo yoga più ricco ed onnicomprensivo”. Pag. 31

In questa formula sono conciliati essere e divenire, trascendenza ed immanenza, materia e spirito.

6) “(…) bisogna riconoscere che l’individuo non esiste per sé solo, ma altresì per la collettività, e che la perfezione e la liberazione dell’individuo non è la sola intenzione di Dio nel mondo. Il libero impiego della nostra libertà comprende anche la liberazione degli altri e quella dell’umanità“.

“Cominceremo così ad intuire lo scopo completo della nostra sintesi dello yoga”.

“Lo Spirito è la vetta dell’esistenza universale; la Materia la sua base; la Mente il legame che li unisce. Lo Spirito rappresenta tutto ciò che è eterno, la Mente e la Materia sono le sue attività. Lo Spirito è tutto ciò che è celato e che deve essere rivelato, la mente ed il corpo sono i mezzi con i quali tenta di rivelarsi” . Pag. 33

Il Purna Yoga contiene questo principio che costituisce un caposaldo della Via: ogni sadhaka (ricercatore) compie ogni sforzo ed ogni acquisizione non soltanto per se stesso, ma per aiutare tutta la coscienza umana a progredire e ancor di più per il Divino, consentendoGli di manifestarsi nella Materia e nel Vivente. In sintesi ogni sadhaka è un catalizzatore, un ponte, tra il divino e la Vita in ogni sua forma, non solo umana.

7) I TRE ELEMENTI CHE CONSENTONO LO YOGA INTEGRALE

In pratica tre elementi sono necessari affinché lo yoga possa esistere; ci vogliono, per così dire, tre parti consenzienti allo sforzo: DIO, LA NATURA E L’ANIMA UMANA, o in termini più astratti, il TRASCENDENTE, l’UNIVERSALE e l’INDIVIDUALE. Se l’individuo e la Natura sono abbandonati a se stessi, l’uno resta incatenato all’altra e rimane incapace di superare in misura apprezzabile il flusso trascinante della Natura. È necessario qualcosa di trascendente., libero dalla Natura e più grande di essa, traendoci verso l’alto e inducendo spontaneamente o meno l’individuo all’ascesa. Pag. 35

“Non può esserci yoga della conoscenza senza un ricercatore umano della conoscenza, un supremo soggetto di conoscenza (…): nemmeno può aversi uno yoga della devozione senza l’amante umano di Dio,; non può esistere lo yoga delle opere senza un operatore umano, una Volontà suprema (…) ed un divino impiego individuale delle facoltà universali di potere e d’azione”.

“Siamo costretti in pratica ad ammettere questa onnipresente trinità“. Pag.36

Nella visione di Sri Aurobindo sono contenuti quindi questi tre principi che, pur inclusi nel principio di UNITÀ, sono compresenti in essa. Ma soprattutto è importante sottolineare come sia affermato il principio di individualità, come principio sostanziale, che ovviamente non ha nulla a che fare con la nostra personalità umana, ma con il jvatman, la matrice spirituale che anima ognuno di noi con differenti forme di sviluppo. Non viene negato il tutto è uno, ma, ma viene ampliato. Dice infatti Sri Aurobindo: “L’essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina“. Pag 36

8) “Lo hatha yoga sceglie il corpo e le funzioni vitali come strumenti di perfezione e di realizzazione. Il Raja yoga sceglie come leva l’essere mentale e le sue differenti parti; si concentra sul corpo sottile. La triplice via delle Opere, dell’Amore e della Conoscenza prende come punto di partenza (…) la volontà, il cuore e l’intelletto (…)”. Pag. 36

“Il metodo consiste nello stabilire una relazione diretta fra il purusha umano nel corpo individuale e il purusha divino che dimora in ogni corpo, ma che trascende tutte le forme e tutti i nomi”. Pag. 37

A questo punto ritengo necessario fare un salto in avanti, riportando una definizione di purusha che Sri Aurobindo fa nelle Lettere sullo Yoga (volume IV) perché questo principio è il fulcro del Purna Yoga): L’essere psichico, in sanscrito, può essere descritto come il Purusha (…) nel cuore o Chaitya Purusha, ma si deve intendere il cuore interiore o segreto, hrdaye guhayam, non il centro esteriore vitale emotivo. (…) E’ l’essere psichico ad uscire dal corpo al momento della morte ed a persistere, il che pure corrisponde al nostro insegnamento secondo il quale è questo essere psichico ad uscire e a tornare, mantenendo un legame tra la nuova vita e quella precedente. (…) Il purusha nel cuore viene descritto da qualche parte come l’Ishwara (il Signore) della natura individuale. (…)” Pag 

“La presenza dell’essere psichico fa sì che l’individuo possa aprirsi al Divino e crescere verso la Coscienza divina, agendo sempre nel senso della Luce e della Verità, (…), operando su ciascun livello così da aiutare ogni piano a risvegliarsi alla verità ed alla Realtà divina (…)” Pag

Avendo letto attentamente questi passaggi, si comincia a delineare qualche linea di orientamento per dar forma alla nostra sadhana: il sadhaka nel suo percorso deve inserire tutti questi aspetti nel suo progetto spirituale (corpo, mente, intelletto, amore ed opere) e purificarli e trasformarli all’insegna del Divino, adoperando tutti gli strumenti e le pratiche che ritiene capaci di agire su di essi. Ogni aspetto di se stessi fa parte del percorso. TUTTA LA VITA È YOGA. Ma voglio essere più specifico seguendo gli insegnamenti di Sri Aurobindo.

(CONTINUA)

Articolo di Roberto Maria Sassone

Foto di Andrea Camerini, Fiore di Loto, Pondicherry, India, Ottobre 2011

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